Chi decide di migrare paga sempre un duro prezzo. Lo sanno bene i minori stranieri non accompagnati del progetto “NEAR- Network for Empowerment Autonomy and Resilience”. Se lo fai vuol dire che sei disposto a pagarlo.
Chi migra subisce lo spaesamento del profugo, con la perdita dei riferimenti, tra questi la ligua madre e le emozioni che solo in quella lingua sa esprimere. Ma per fortuna la libertà creativa genera segni, parole, emozioni condivise. La mancanza che sempre traspare, si manifesta nei segni sul foglio… la casa, la nostalgia.
E così Amin Ali racconta della sua casa, sul confine tra India e Bangladesh al cospetto dell’Himalaya.